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PRATICARE IL TANTRA

Praticare il Tantra non significa sposare delle credenze o dei dogmi, non significa ripetere dei rituali. E non è nemmeno utilizzare delle tecniche per arrivare a degli stati straordinari. L’obiettivo non è di controllare l’energia ma di abbandonarsi ad essa, entrare in uno stato di ‘’non fare’’, senza sforzo, lasciarsi guidare dall’energia. Il grande Maestro tantrico, Tilopa, non ha insegnato alcuna tecnica ma le sue parole son state: ‘’Siate rilassati e naturali, siate come un bamboo vuoto, quando il bambu è vuoto, il Divino può suonare la sua musica attraverso di lui’’.
Il Tantra non impone nulla, non vi dice ‘’fate così, fate colà’’ e non valuta in termini di bene o male. Le chiavi del Tantra sono: non giudizio, consapevolezza e rilassamento. Siate quel che siete senza rifiutare nulla. Tutto può essere un’occasione di trasformazione. E’ sufficiente rilassarsi, osservare e vivere il presente con la luce della consapevolezza. Non cercate di cambiare ma cercate di conoscere. E’ la consapevolezza che trasforma, non la volontà perché la volontà risponde ai condizionamenti che ci son stati trasmessi. Quando siamo consapevoli possiamo osservare e superare i condizionamenti che ci impediscono di vivere una vita piena. Ritroviamo così la spontaneità perduta, originale, la sorgente stessa della creazione.

Nei gruppi di Tnatra si lavora sul corpo, sulla respirazione, sulla sessualità e sui nostri meccanismi mentali. Impariamo a sentire l’energia e atrovare i nostri ounti di riferimento per dialogare con essa.
Il Tantra ci introduce in un’altra dimensione, una dimensione di energia: un’energia che viene rinnovata continuamente che va ben al di là della sfera sessuale e della psicologia. Il Tantra va anche al di là della liberazione sessuale. E’ bello poter osare seguendo i propri desideri, vivere le proprie fantasie…soltanto che così facendo rimaniamo nell’ego, nella sfera mentale e limitiamo così la sfera del ‘’possibile’’ e del piacere alla sfera egoica dove c’è piacere e gioia ma non trascendenza.
Il Tantra è molto più di una terapia sessuale. La prima tappa è terapeutica: essere in grado di sentire piacere. La seconda è spirituale: abbandonarsi nel piacere! Passiamo così dall’avere all’essere, dal sentire piacere a diventare il piacere. Quando durante l’atto sessuale mi abbandono ai piaceri e alla delizia dell’incontro, l’io, il soggetto si sacrifica, scompare. In questa scomparsa, si rivela l’eternità. Ecco la visione del Tantra: la chiave non è nell’orgasmo ma nel dissolversi di chi ha l’orgasmoo. Il ballerino socmpare nella danza. Non c’è più dualità.
Per essere più espliciti, noi cerchiamo soddisfazione nell’erotismo, nei piaceri dei sensi. Il Tantra non rifiuta questa ricerca, la valorizza come una tappa per arrivare alla scoperta dell’essenziale. La soddisfazione ultima non si trova nei piaceri dei sensi e nemmeno nella gioia della condivisione ma si rivela in un piano di consapevolezza superiore. Si rivela nello spazio del cuore quando l’ego scompare.
Quando entriamo in questo spazio, abbiamo la sensazione di essere fuori dal tempo, viviamo un momento di eternità, uno stato di grazia. Questo stato non appartiene al piano del sentire corporeo o affettivo. E’ uno stato che i mistici chiamano beatitudine o estasi o, letteralmente ‘’andare oltre’’: oltre il corpo, oltre il tempo.

Quando l’energia non è più limitata dall’ego, si espande alla consapevolezza. In questa espansione, l’onda si riconosce nell’oceano. Questo stato non può essere raggiunto con la volontà perché colui che lo desidera è colui che lo ostacola; in questo senso non esiste un cammino verso l’estasi, possiamo solo creare le condizioni perché essa si manifesti.

Bisogna comprendere come la ricerca del godimento o della felicità, limiti il campo dell’esperienza a colui che ricerca. Il piacere trovato (anche se è condiviso da due persone) non fa altro che confermare, riaffermare e rinforzare la prima separazione, quella del soggetto e dell’oggetto. Questa separazione è la radice di tutte le nostre sofferenze.

Nei gruppi di Tantra non si fa l’amore, i gruppi sono degli spazi di iniziazione e quel che viene scoperto nel gruppo potrà poi svilupparsi nell’intimità della relazione a due. Spesso quando si fa l’amore, si fa crescere l’eccitazione fino al suo culmine che coincide con l’eiaculazione. Questo è quello che si chiama l’orgasmo del picco che è eseguito da una caduta e si ha perdita di energia. Nel Tantra si rimane nell’energia del fuoco dell’inizio e si evita la cenere della fine. I partners fan salire un po’ l’eccitazione e poi si rilassano; la fanno risalire un po’ di più e poi si rilassano di nuovo. Il crescere dell’eccitazione permette un rilassamento sempre più profondo. Da questa profondità sorge un’altra forma di orgasmo che viene chiamato l’orgasmo della Valle. I due corpi vibrano insieme e si fondono in una pulsazione unica. In questa vibrazione i limiti del corpo fisico non scompaiono, vengono trascesi e si entra in uno spazio de pace ed estasi. Non vi è più perdita di energia e questo effetto può durare diversi giorni o addirittura settimane. Questa fusione non ha limiti, può estendersi a tutto l’universo. E’ l’espansione della consapevolezza, dell’essere. Quando nel rilassamento, entra la luce della consapevolezza, la sessualità ordinaria si trasforma: l’atto sessuale diventa un’unione sacra, un’unione spirituale e questa qualità sacra si estende a tutti gli aspetti della nostra vita.
Possiamo dire che l’energia sessuale sia la base dell’energia spirituale. Quello che è in basso è in alto e viceversa.
Il Tantra si rivolge a tutti coloro che desiderano vivere la loro sessualità in modo diverso, a coloro che sentono che la sessualità è qualcos’altro oltre che piacere, a coloro che han sete di un’altra dimensione. L’uomo e la donna son diversi e complementari: ognuno possiede una parte del puzzle. L’uomo è focalizzato sul sesso, penetra, agisce. La donna è presente nel seno, ama, riceve, include. C’è addirittura una meditazione creata appositamente per le donne dove la donna entra nei suoi seni e diventa il seno…..
L’uomo inizia la donna alla sessualità, la donna inizia l’uomo all’amore. Quando fa l’amore l’uomo risveglia l’energia sessuale della donna. La donna lascia entrare l’energia sessuale dell’uomo che arriva fino al suo cuore. L’uomo lascia entrare l’amore della donna nel suo cuore e da lì l’energia ridiscende nel suo sesso. In questo cerchio di energia, si crea un’alchimia tra sesso e cuore; il cuore riceve fuoco dal basso, il sesso riceve la dolcezza del cuore. Le due energie si fondono e non son più separate.
Tutto questo è il cammino che ci conduce alla meta….trovare l’unità del maschile e del femminile all’interno di noi stessi. Le nozze alchemiche, uno stato dove le nostre parti maschili e femminili fanno l’amore, dove le nostre energie si uniscono, uno stato di perenne felicità, ‘’Mahamudra’’, l’orgasmo supremo. In questa ‘’unione mistica’’ non si sente più la mancanza dell’altro. Liberi da questa dipendenza cominciamo veramente ad amare; l’amore diventa uno stato dell’essere. Quando siamo centrati su di noi non sentiamo la mancanza dell’altro. Quello che cerchiamo nell’altro si trova già dentro di noi. Il miracolo è in noi. L’altro è colui che ci fa trovare l’Universale in noi; il luogo in cui ‘’io’’ e ‘’te’’ non siam più separati.
A questo punto ci si trova in un paradosso: più celebro nel mio tempio la gioia, più questa gioia va a risplendere nell’altro. I nostri templi non son indipendenti, sono legati, fanno parte di un insieme più vasto. Spesso noi cerchiamo la nostra soddisfazione nell’altro, in un oggetto esterno. Questo oggetto ci affascina e perdiamo la lucidità, la consapevolezza. Quando, ricercando il piacere, portiamo della consapevolezza in questa ricerca, ci rendiamo conto che l’oggetto desiderato non mantiene veramente la promessa. Esso ci soddisfa parzialmente e momentaneamente e poi lascia un vuoto incolmabile. Generalmente noi evitiamo di incontrare questa frustrazione: per questo accumuliamo oggetti, ci viene una bulimia al consumo; l’ossessione dell’oggetto occupa tutto lo spazio esteriore. Vogliamo sempre più perché non vogliamo incontrare la ‘’mancanza’’. Se incontriamo la frustrazione consapevolmente, vediamo che la soddisfazione non può essere trovata dalla parte dell’oggetto. La mancanza non è una mancanza dell’oggetto, è una sete più profonda, un’aspirazione delll’anima che porta in essa la nostalgia del paradiso perduto.
Il Tantra ci indica una via per ritrovare questo paradiso in terra. Questa pratica prende come modello la prima azione della nostra vita e si applica a tutte quelle che seguono: ‘’Succhiate e diventate il movimento di succhiare’’. Non rimanete ipnotizzati dal seno. Dimenticatevi, lasciate che l’io si dissolva nel’azione del momento. In questo movimento il soggetto e l’oggetto del desiderio scompaiono. Si entra nella Fonte della Giovinezza, si ritrova l’eterna giovinezza.

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